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Focus sulla valorizzazione delle tipicità alimentari nel loro legame con l'iconografia, la simbologia e la storia del territorio

Gli studenti delle terze e quarte classi dell'alberghiero, indirizzi pasticceria ed accoglienza turistica del “Carlo Urbani” di Porto Sant'Elpidio, accompagnati da Sonia Liberati, insegnante di scienze dell'alimentazione, hanno sperimentato una lezione-conferenza con degustazione finale dal tema “Il serpe di Falerone e l'amandovolo di Porto San Giorgio, esempi di prodotti con denominazione comunale”.

L'idea elaborata dalle docenti Sadia Zampaloni e Marinella Acciarri è divenuta realtà condivisa grazie agli interventi di Marco Armellini autore del libro “Falerone, storia e cronaca di una comunità” e della prof.ssa Maria Pamela Bulgini, docente di storia e filosofia ed esperta di microstoria. Armellini, di nuovo tra i banchi di scuola in qualità di esperto di storia locale al “Carlo Urbani” ha proposto un intervento multimediale incentrato sul legame tra il dolce tipico di Falerone e l'arte, la cultura e l'origine della tradizione ad esso correlata.

Attraverso il riesame delle fonti (tra gli altri, l'analisi dei dettagli architettonici della chiesa longobarda di San Paolino, un documento del Seicento del brefotrofio di Fermo recante la ricetta di un serpe alle mandorle, scritti e dipinti, tra i quali opere di Crivelli e Rubens sul tema della redenzione preventiva della Vergini Maria) ha indicato le due possibilità correlative al serpe, la tradizione longobarda e la festa dell'Immacolata, l'8 Dicembre, data nella quale il dolce era originariamente prodotto quasi ad esorcizzare il peccato originale e a riproporre gioiosamente la vittoria del bene sul male, come testimoniato dai dipinti della Vergine che schiaccia il serpente mentre avvolge il globo terrestre. Ha quindi raccontato come il secondo degli ordini francescani, quello delle Clarisse, dal Seicento al periodo post-unitario, sfornasse serpi come merce di scambio per commissioni che non si potevano pagare in denaro o come prodotto destinato alla vendita su commissione al fine del sostentamento.

A prova di quanto sostenuto ha ricordato come in molti luoghi marchigiani dove hanno operato attivamente le suore, da Apergo, a Filottrano, a Cingoli, siano presenti analoghi del serpe di Falerone, sino alla diatriba sulla paternità del serpe con Monte San Pietrangeli, dov’è ricoperto con cioccolato bianco. Il serpe è dolce tipico natalizio, le ricette molteplici, di solito è fatto in casa e donato come buon auspicio per la Festa degli Auguri.

La prof.ssa Bulgini ha invece ripercorso la storia della “Pasticceria Torinese Luigi Gaviorno” e dell'amandovulo, ma anche del mandovo, dolce lagato alla pasticceria Marcotulli. Dopo aver raccolto la testimonianza di Giancarlo Ciferri, la stessa ha ricordato l'apertura della Pasticceria Gaviorno tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento nell'angolo tra Corso Garibaldi e Via Cavour, con annesso laboratorio in Via Giordano Bruno, dove lavoravano due pasticceri, tra i quali Mario Ciferri, e due operai addetti al confezionamento dei dolci da commercializzare in Italia. Infatti, la Pasticceria Torinese confezionava biscotti, dolci, caramelle e bomboniere che poi venivano spedite tramite ferrovia. Stretto era il legame tra laboratorio e stazione di Porto San Giorgio. Tra aneddoti sull'alluvione di fine anni Quaranta, l'allagamento del laboratorio ed il racconto dei fiumi di caramelle che i bambini si affrettarono a racimolare lungo Viale Don Minzoni nell'occasione e la ricostruzione della ritualizzazione in merito all'acquisto del prodotto da parte di sangiorgesi e turisti, ricette ed ingredienti, destagionalizzazione produttiva e ciclo delle vendite, la lezione si è conclusa con una degustazione.

Il serpe di Falerone è stato preparato e finemente decorato dal Vicesindaco di Falerone professoressa Quintozzi proprio per gli studenti del “Carlo Urbani”. La riflessione si è conclusa sul monito di Veronelli che invitava ad incentivare la produzione organizzata delle tipicità de.co. realizzando filiere.

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